sicuramente sono note a voi tutte/i le vicende, molto
preoccupanti, riguardanti il bilancio di Roma Capitale e il concreto rischio di
dissesto finanziario. La mancata conversione in legge del c.d. decreto
"Salva Roma" determina un scenario allarmante, in cui fosche previsioni
rischiano di realizzarsi.
Scriviamo queste righe non per proporvi analisi più o
meno azzeccate di quanto sta succedendo e di ciò che l'ha determinato - cose
sicuramente utili, però in questo momento non prioritarie - ma piuttosto per
dirvi come il sindacato di base autorganizzato U.S.I. intende contrastare le
minacciate conseguenze del dissesto: licenziamenti (per le società partecipate
da Roma Capitale), tagli agli stipendi dei dipendenti
capitolini (già prospettati qualche settimana fa dall'Ass.ra al Bilancio: - 30%
circa), riduzione e/o chiusura di moltissimi servizi pubblici alla
cittadinanza.
Come prima cosa, vi ricordiamo l'USI ha proclamato lo
"stato di agitazione", a termini di legge, già da alcune settimane,
proprio per mobilitare lavoratrici/ori e cittadine/i di Roma contro gli
inaccettabili e insostenibili esiti sopra enunciati brevemente.
Poi vi invitiamo a seguire con attenzione l'evolversi
della situazione e a partecipare attivamente alle iniziative di informazione e
di lotta che proporremo (ma potete fare proposte anche voi, naturalmente) nei
prossimi giorni e nelle prossime settimane.
Inoltre, vi chiediamo di partecipare in massa a una prossima
giornata di mobilitazione in Campidoglio,
indetta dai sindacati di base, GIOVEDI 6 MARZO, alle ore
17.00 (con copertura di assemblea sindacale per chi fosse in turno di lavoro).
Occorre reagire, per determinare i necessari cambiamenti
radicali delle politiche economiche, dal livello locale, a quello nazionale, a
quello europeo.
Perché questo Paese ha tutte le risorse (non è vero che
"i soldi non ci sono": è la loro attuale destinazione a essere iniqua
e dannosa) per uscire da questa tremenda crisi economica-finanziaria che sta
degradando e, in molti casi, devastando la vita di almeno il 90% della
popolazione. Idee e proposte concrete ce ne sono ormai molte, anche da altri
Paesi europei, profondamente alternative alle mortifere politiche di
"austerità" che ci stanno facendo sprofondare sempre di più, a cominciare dai
milioni di giovani condannati a non avere nessun futuro.
Occorre reagire, perché non abbiamo alternative: restare passivi non ci salverà, anzi.
Resistiamo, per contrattaccare.
A presto. Giorgio Salerno e Carla Salustri (RSU-USI)
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